2021 | MOSTRE

Andrea Branzi / Francesco Arena
Casa come isola

FESTIVAL DEL PAESAGGIO
V EDIZIONE – Casa come isola
Andrea Branzi / Francesco Arena
Villa San Michele – Fondazione Axel Munthe, Anacapri

Dal 2 ottobre al 2 novembre 2021

a cura di Arianna Rosica e Gianluca Riccio

Il 2 ottobre negli spazi del giardino di Villa San Michele inaugurerà l’ultima tappa anacaprese della quinta edizione del Festival del paesaggio con la presentazione al pubblico della serie di otto sculture in terracotta dal titolo Erme appositamente realizzate per l’occasione da Andrea Branzi e l’opera Stone del 2020 di Francesco Arena in un allestimento en plein air concepito per gli spazi del giardino dell’antica villa e nato grazie al sostegno e alla collaborazione con la Fondazione Axel Munthe.
L’opera del giovane scultore pugliese – allestita nel cortile d’ingresso di Villa San Michele in dialogo con i frammenti archeologici che ne punteggiano il perimetro – è concepita, secondo le parole del suo autore, come un grande “blocco di pietra sottratto al suo destino di trasformarsi in manufatto per divenire scultura”, ed esistere come supporto a una celebre frase di Virgina Woolf (The very stone one kicks with one’s boot will outlast Shakespeare, in “To the lighthouse”). Testimoniando il resistere della materia all’azione dell’uomo, l’opera di Arena in questo nuova veste espositiva, evoca la stratificazione della moltitudine di tempi esistenti e allude al rapporto che intratteniamo con le cose che ci circondano e alla loro esistenza e sopravvivenza prima e dopo di noi. La serie di sculture Erme di Andrea Branzi – disposte a scandire il lungo pergolato del giardino di Villa San Michele – accompagnano come una danza immobile la costruzione ombrosa del colonnato dell’antica villa anacaprese attraverso un andamento leggero “sopra il quale” come annotato dallo stesso Branzi negli appunti preparatori del progetto, “altri oggetti inattesi (il rilievo tridimensionale di una casetta dal sapore primitivo, il calco di un teschio, la riproduzione miniaturizzata di un asinello, ecc.) come sorprese fragili, danzano immersi in una vegetazione profumata”.
Così, in un percorso che accompagna il visitatore attraverso gli spazi esterni della Fondazione, se nel grande monolite di Arena è inciso, attraverso la presenza muta di un oggetto inanimato e della frase che l’accompagna, il solco che si apre tra il tempo dell’uomo e il tempo della storia, negli otto pilastri in terracotta progettati da Branzi, intimamente collegati ai luoghi segreti delle antiche Metropoli latine e dedicati a una memoria contadina dell’antichità, si stagliano nello spazio “indifferenti alla storia” traendo ispirazione dai “pergolati agricoli tipicamente mediterranei”. Con la loro presenza infatti, le Erme ci parlano di tempi e luoghi “dei morti ma anche dei viventi, dei poeti, del mare e del vulcano, della politica e dell’eterno commercio…” ed evocano un tempo e uno spazio in cui “gli Dei sono confusi con gli schiavi e l’arte povera con l’arte ricca, i capolavori con le galline ruspanti…”.

 

 

ph. Amedeo Benestante 

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